Un noto proverbio ci avverte che “NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE”; potrebbe valere anche nel caso della epidemia da covid – 19? Ce ne sono tutti i presupposti; speriamo di si; dipende da noi.
L’epidemia in corso, infatti, ci ha posto, brutalmente, di fronte all’urgenza di lavorare da casa attraverso l’uso di mezzi informatici. Questa necessità ha permesso la riscoperta di una frontiera ancora in buona parte inesplorata in Italia: IL TELELAVORO.
Secondo i dati forniti dal professore emerito Domenico De Masi, docente di Sociologia del lavoro presso l’Università La Sapienza di Roma, oggi, in Italia, operano e studiano telematicamente, in modo significativo e più o meno continuativo, solo 570 Mila persone; ciò a fronte di un potenziale inespresso di ben dieci milioni di cittadini!
Domenico De Masi è il massimo esperto in Telelavoro ed è stato il primo in Italia a propugnarlo attraverso studi, saggi, articoli, conferenze, corsi, interviste e fondando, trent’anni orsono, la Società Italiana Telelavoro (Sit).
L’attuale situazione ci costringe a prendere coscienza del grande ritardo dell’Italia rispetto a moltissime altre nazioni dell’emisfero nord della Terra. Una lentezza che limita, a valori minimi, l’usufrutto del salto di qualità della vita derivante dalla applicazione globale del lavoro telematico.
I grandi vantaggi del Telelavoro
I benefici derivanti dal Telelavoro sono definibili epocali per numerosità,
intensità e vastità dei campi d’interesse.
In estrema sintesi si possono ricondurre a quattro ambiti fondamentali (per altro fortemente connessi, intersecati e sinergici tra loro): organizzativi, economici, ecologici e socio-salutistici.
BENEFICI ORGANIZZATIVI
L’uso di strumenti informatici e telematici determina flessibilità sia nell’organizzazione che nell’attuazione del lavoro. Il Telelavoro permette, infatti, di liberare le attività da vincoli di natura logistica e temporale. Ogni persona che svolge una mansione più o meno compatibile con il Telelavoro può scegliere, infatti, (a seconda della sua volontà o delle esigenze) dove, quando e come lavorare. Ciò può permettere, per esempio, di scongiurare ingorghi informatici distribuendo la prestazione lavorativa in fasce orarie differenziate.
Il telelavoro viene effettuato per obiettivo: dunque, per esempio, se un giornalista deve scrivere un articolo entro le 18, l’importante è che lo invii in redazione entro quell’ora prefissata; che lo faccia a casa, in un bar o in compagnia di una bella fanciulla, che lo completi con largo anticipo o all’ultimo minuto non interessa a nessuno: l’importante che sia fatto bene e che arrivi nel tempo convenuto. Il lavoro per obiettivi porterebbe tra l’altro a una valutazione più equa dal punto di vista meritocratico e a un smascheramento dei fannulloni che, in ambito collettivo, si possono mimetizzare avvalendosi del surplus lavorativo dei colleghi più valenti.
BENEFICI ECONOMICI
Tutte le organizzazioni lavorative (dalle enormi amministrazioni pubbliche fino alla singola “partita iva”) e tutti i loro dipendenti godrebbero (chi lo fa già gode) di fortissimi vantaggi economici.
I datori di lavoro hanno la possibilità di diminuire significativamente i costi di affitto e gestione (pulizia, manutenzione, utenze etc) installandosi in strutture di minori dimensioni e complessità. È possibile una maggiore e più semplice crescita ed espansione geografica. La produttività aumenta pur diminuendo le ore lavorative e cala il tasso di assenteismo. I lavoratori e i datori di lavoro risparmiano i costi di spostamento dall’abitazione al luogo di lavoro (e viceversa) consumando meno carburante e/o diminuendo l’acquisto di titoli di viaggio e abbattendo i costi derivanti da incidenti e multe. Si ha, inoltre un risparmio di manutenzione di mezzi di trasporto (pubblici e privati) e delle strade.
BENEFICI ECOLOGICI
La notevole riduzione del traffico stradale, ferroviario e aereo determina non solo i benefici economici ma anche un considerevole decremento dell’inquinamento atmosferico e di quello acustico.
BENEFICI SOCIO-SALUTISTICI
Un ambiente meno inquinato determinerebbe a sua volta una minore insorgenza di patologie. Ciò, oltre a essere un cospicuo vantaggio individuale. lo è per tutta la collettività in quanto diminuiscono le ore di lavoro perse e le spese sanitarie.
Ai vantaggi economici dovuti alla diminuzione degli incidenti di viaggio dobbiamo aggiungere in questo paragrafo gli evidenti effetti positivi a livello individuale e familiare.
Con il Telelavoro il salto di qualità esistenziale è notevole; la possibilità per ognuno di sentirsi più padrone della propria vita cambia in meglio il vissuto della propria giornata. Il tempo assume un’altra dimensione: il tempo per lavorare è flessibile e lo si gestisce con la massima libertà; il tempo risparmiato lo si mette a disposizione dei propri interessi, della famiglia, del riposo, della conoscenza del e dei rapporti sociali con il territorio di appartenenza (Oggi, invece, si va in una zona per lavorare, si torna nel proprio quartiere di residenza per dormire e si finisce per essere avulsi da entrambi i luoghi).
Un’ulteriore e rilevante fonte di Distress scaturente da eventuali conflittualità quotidiane tra colleghi è quasi del tutto azzerata.
Il telelavoro offre, inoltre, maggiori possibilità di rendere attive persone diversamente abili o svantaggiate.
Si riuscirà a rendere il Telelavoro una vera realtà in Italia?
È molto difficile rispondere perché l’Italia, al di là di ogni retorica, è un Paese in declino ma con molte eccellenze e possibilità.
È una nazione con un terribile “difetto di fabbricazione”: nasce da uno stupro e non da un atto d’amore; ciò ha portato con se una serie di metaforici “virus informatici” che hanno determinato una quasi costituzionale resistenza al cambiamento, una masochistica e vischiosa tendenza al ristagno, all’inconcludenza e alla pesantezza burocratica.
Come in altri campi, anche nel caso del Telelavoro, l’Italia nel 2017 ha prodotto una legge organica molto ben fatta ma praticamente non attuata.
Le responsabilità sono da ritrovarsi, andando più nello specifico, tra i lavoratori dipendenti stessi, i sindacati, i dirigenti e i datori di lavoro.
Forse il lavoratore dipendente, per i motivi di cui sopra, prova difficoltà a sentirsi libero e a godere di un’autogestione del proprio tempo e delle proprie attività.
I sindacati non hanno mai fatto una vera lotta a favore del Telelavoro: forse perché hanno timore di perdere il controllo sulla massa dei loro iscritti e, forse, anche perché non sono in grado di farlo essi stessi all’interno delle loro strutture.
Per quanto riguarda dirigenti e datori di lavoro, lo stesso Professor De Masi si appella a quella che denomina scherzosamente “la Sindrome di Clinton” (il birichino riferimento all’ex Presidente degli Stati Uniti Clinton da parte del Professor De Masi riguarda la nota vicenda della stagista Monica Lewinsky); ci sarebbe cioè un bisogno patologico di avere i propri dipendenti o i propri collaboratori di grado inferiore a portata di mano per non perderne il controllo e non privarsi dell’ebbrezza d una sensazione di potenza.
DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
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