“Ci sono tra cielo e terra molte più cose, Orazio,
di cui tu ti possa immaginare”
– da “Amleto” di William Shakespeare (1564-1616)
L’acqua protagonista in Omeopatia e Floriterapia di Bach
L’omeopatia si basa su tre concetti fondamentali: la similitudine, la diluizione e la dinamizzazione. Quella sostanza che, se è assunta da una persona sana, a dosaggi ponderali (cioè con un peso apprezzabile da una bilancia), provoca in lei una sindrome, cura, invece, una persona malata che presenta una sindrome simile se la stessa sostanza è notevolmente diluita e dinamizzata tramite succussioni (scuotimenti).
Nel caso della Omeopatia come in quello della Floriterapia di Bach l’azione del rimedio si esplica attraverso informazioni biofisiche (immateriali ma molto efficaci) che vengono memorizzate e veicolate dall’acqua
L’acqua è, dunque, una protagonista essenziale nella funzione terapeutica dei rimedi floreali e di quelli omeopatici.
Certamente, dal punto di vista della chimica, nel farmaco omeopatico (soprattutto se ad alte diluizioni) c’è sostanzialmente solo acqua; questa, però, cambia le sue intime caratteristiche biofisiche, in virtù della sostanza che è stata diluita e a seconda di quanto è stata diluita e dinamizzata.
L’acqua si modifica e memorizza
Sarebbero proprio questi specifici cambiamenti dello stato fisico dell’acqua a costituire quelle “informazioni” che una volta percepite ed elaborate dai sistemi viventi determinerebbero cambiamenti terapeutici nel sistema stesso. Cerchiamo a questo punto di essere più precisi, più approfonditi e, speriamo, più chiari con le esemplificazioni seguenti.
“Mi piacque la poesia del sole che bacia l’acqua, la quale abbraccia il fiore il quale, intenerito, le cede i propri migliori sentimenti”. Così il dottor Flavio Gazzola (medico specialista in neurologia, esperto in medicina naturale) descrive in un suo libro sulla Floriterapia di Bach il primo incontro con essa. Così dicendo, Gazzola non solo ci descrive le sue emozioni, ma ci offre, sia pure con un linguaggio poetico, alcune indicazioni sulla natura e sul meccanismo d’azione dei Fiori di Bach e di tutti i medicinali omeopatici.
Principi attivi terapeutici immateriali
Si può, infatti, a ragione, postulare che, in mancanza di molecole di principi attivi chimici e/o biochimici, l’effetto sul sistema uomo e sugli altri sistemi viventi della floriterapia e dei medicinali omeopatici sia da ascrivere alle informazioni immateriali e “bio-logiche” memorizzate e trasmesse dal solvente acqua.
E’ stato dimostrato, per esempio, che l’irradiazione di una soluzione fisiologica con onde elettromagnetiche determina la capacità di tale soluzione di influenzare l’apertura e la chiusura dei canali ionici di una membrana cellulare. Tali cambiamenti permangono anche dopo la fine dell’irradiazione dimostrando che l’acqua mantiene le proprietà acquisite e cioè è in grado di memorizzare l’informazione appresa.
Una teoria sulla memoria terapeutica dell’acqua: la “superradianza”
Sono due le teorie più importanti e accreditate che cercano di illuminarci sul come l’acqua sia in grado di acquisire, memorizzare e trasmettere immateriali ma importanti ed efficaci informazioni. Una teoria contempla la possibilità che il contatto dell’acqua allo stato liquido con altre sostanze determinerebbe il fenomeno della così detta “super radianza” cioè oscillazioni unisone, coerenti e cooperative di un gran numero di molecole di acqua (una sorta di orchestra che suona. La “super radianza” delle molecole di acqua verrebbe mantenuta anche in assenza della sostanza che l’ha prodotta grazie a un campo elettromagnetico autoprodotto dalle oscillazioni coerenti stesse e grazie alla protezione da influenze esterne operata da forti legami “idrogeno”.
Un’altra teoria sulla memoria terapeutica dell’acqua: i “clusters”
Secondo altri autori l’acqua avrebbe la proprietà di trasferire informazioni biologicamente significative grazie al fatto che si formerebbero, in seguito al contatto, degli aggregati di molecole di acqua stessa le quali verrebbero a delimitare delle nicchie. Tali formazioni vengono denominate in inglese “clusters” e in italiano clatrati (dal latino ” clatrhus” che vuol dire “inferriata”); ciò ad indicare che le molecole di acqua che delimitano le nicchie si dispongono a rete. Le molecole di acqua, quindi, circonderebbero le molecole della sostanza di partenza che perciò verrebbero contenute in una piccola nicchia; tale nicchia delimitata da un guscio di molecole di acqua rimarrebbe così come è anche in seguito all’espulsione delle molecole del composto originario. Quindi, operando diluizioni (nel caso della omeopatia anche succussioni), si formerebbero “clatrati” internamente vuoti i quali a loro volta potrebbero fungere come modello e stampo per altri “clatrati” e così via.
Ovviamente i “clatrati” avrebbero forme e caratteristiche differenziate a seconda della sostanza con cui l’acqua è venuta a contatto. Ecco quindi che l’acqua manterrebbe con i “clatrati” una impronta assolutamente specifica cioè la memoria di tale contatto. Tali strutture avrebbero anche delle particolari e coerenti caratteristiche vibratorie.
Esperimenti con i Fiori di Bach
Si segnalano, inoltre, interessantissimi esperimenti operati da Rossi e Setti (rispettivamente dei Laboratori Guna e della Università di Pavia) che hanno dimostrato come i fiori di Bach condizionano in maniera assolutamente diversificata e caratteristica la cristallizzazione e il deposito di sostanze inorganiche quali calcite, cloruro di sodio e fitosilicati. Tali studi non solo dimostrano la potenza e la significatività dei segnali apportati dai fiori, ma appongono una pietra tombale sulla ipotesi dei detrattori della omeopatia che spiegano gli innegabili effetti terapeutici appigliandosi al concetto dell’effetto “placebo”; ipotesi che risulterebbe addirittura comica in caso di calcite, cloruro di sodio e fitosilicati.
Come i Fiori di Bach e gli Omeopatici Omotossicologici trasmettono le informazioni terapeutiche agli esseri viventi.
Le informazioni, contenute negli Omeopatici e nei Fiori di Bach potrebbero essere trasmesse tramite un fenomeno di risonanza sia ai liquidi biologici della persona, formati anch’essi fondamentalmente, di acqua, sia a strutture complesse, capaci a loro volta di oscillare quali macromolecole, strutture a forma di elica e filamentose, membrane e recettori. In questa maniera, quindi, ci sarebbe la possibilità di un accoppiamento risonante tra le oscillazioni e frequenze dei floriterapici e degli omeopatici e le oscillazioni presenti nell’organismo vivente perturbato.
La terapeuticità dei rimedi floreali e anche degli omeopatici consisterebbe proprio in questo: l’apporto di segnali, anche estremamente “piccoli”, ma dotati di informazioni altamente specifiche e capaci di risuonare col sistema ricevente, regolando, ove c’è disregolazione, e attivando processi virtuosi ed evolutivi, come avviene con i rimedi floreali di Bach.
DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
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