Fiore di Bach Larch
Larice
Larix decidua
“Per coloro che si credono meno abili o capaci di quelli che li circondano, che sentono di non poter mai affermarsi e così non rischiano, né fanno alcun tentativo deciso per riuscire nella vita.”
– Indicazione di Edward Bach
“Il senso di inferiorità e il senso di colpevolezza sono estremamente difficili da distinguere”
– Sigmund Freud
Larch, fiore di un albero, appartiene ai diciannove rimedi finali e, come gli altri dieci alberi fu individuato da Bach dopo il marzo del 1935 . Fa parte del gruppo “RIMEDI PER LA IPERSENSIBILITA’ ALLE INFLUENZE E ALLE IDEE“.
Caratteristiche della persona che si giova di Larch
Larch è un soggetto che vive un profondo sentimento d’inferiorità, derivato da un continuo confronto con gli altri, che gli appaiono più abili e capaci di lui. Il comportamento di rinuncia è una prevedibile conseguenza della sua costante anticipazione di fallimento. Larch è dunque il rimedio per chi si autosvaluta e si ritrae dalle prove della vita, per chi rinuncia, ritenendo destinati all’insuccesso i suoi tentativi. Questo stato caratterizza Larch anche in una situazione di grave malattia, quando viceversa sarebbe necessario attivare la propria energia per un progetto di vita. In termini di empowerment si può dire che un soggetto Larch non attinge alle proprie risorse, considerandole inesistenti o di poco valore, rifiutando anche la possibilità di una loro ricerca. Nel tratto Larch convivono aspetti sentimentali, cognitivi, comportamentali, il vissuto di autodisistima, il pensare gli altri dotati di qualità superiori, l’autoescludersi dagli impegni esistenziali. In termini fenomenologici la “mondanità” di Larch è circoscritta e autolimitante.
Larch nella relazione terapeuta-paziente
Colui che si sente di poco valore può proiettare nel setting terapeutico un tale vissuto e minacciare così, fin dall’inizio, l’iter della cura. Compito del terapeuta sarà quello di recepire e accogliere quella profonda convinzione di fallimento che caratterizza Larch. Non è un convincimento che Larch esibisce per mettere alla prova l’abilità del terapeuta, per saggiare le sue capacità. L’esprimere una scarsa stima di sé è come una confessione religiosa e, come tale, non attende altro che una comprensione, un’assoluzione. Larch non crede che ci siano vie d’uscita e il suo comportamento di rinuncia non può che reiterarsi. Spetta al terapeuta, accogliendo questo vissuto di limite e sofferenza, accompagnare il paziente verso un’inaspettata scoperta: quella che si apre quando la percezione abituale d’inabilità, mutuata dalla tendenza a confrontarsi con gli altri, sarà sostituita da un ritrovato coraggio di osare. Si tratta cioè dell’avvio di una prassi che non cerca legittimazione nel giudizio degli altri e nemmeno nel risultato, ma attraverso il fiducioso e intrinseco valore attribuito a quell’agire, nel momento in cui si agisce. Il terapeuta, nel rapporto con il paziente Larch, segue una procedura, come uno scultore, in “levare”, cercando di creare un contesto favorevole al contatto del paziente per fare emergere le sue qualità nascoste.
Differenze e associazioni con altri rimedi
Larch è il primo fiore del gruppo “per lo scoraggiamento o per la disperazione”. Tali sentimenti caratterizzano qualità e intensità diverse di quel comune stato d’animo che sottende tutti i fiori del gruppo. Lo scoraggiamento fino alla perdita di speranza è, per i soggetti rappresentati da questi fiori, la risultante di un’incapacità a superare gli ostacoli della vita. Sette di questi fiori sono derivati da alberi, mentre uno solo, Star of Bethlehem, è il fiore di una pianta campestre. Tutti furono trovati da Bach nell’ultimo anno della sua attività di ricercatore. Sette di questi otto rimedi si preparano con il metodo della bollitura, che rappresenta lo “scioglimento” degli ostacoli sul cammino della vita. L’ostacolo di Larch è il confronto autosvalutativo con gli altri, quello di Pine è la colpa, quello di Elm è una responsabilità opprimente, quello di Sweet Chestnut è la desolazione di una grande angoscia, quello di Star of Bethlehem è la mancata risoluzione di un trauma, quello di Willow è il risentimento, quello di Oak è un ingombrante senso del dovere, quello di Crab Apple la percezione di impurezza e di vergogna. Tali ostacoli non sono stati né oltrepassati, né elaborati e si sono introiettati sotto forma di scoraggiamento, abbattimento, depressione, disperazione. L’insicurezza di Larch va distinta da quella di Cerato. In Larch l’autosvalutazione deriva da un giudizio negativo circa se stessi, come risultato di un confronto, solo immaginato o agito, con gli altri. L’unica certezza consiste proprio in quel giudizio che Larch dà di se stesso e degli altri. Cerato viceversa costruisce la sua insicurezza sul dubbio circa i propri giudizi, circa la sua capacità di leggere correttamente il mondo. Egli alimenta la sua sfiducia non dai risultati autopenalizzanti di una lettura, ma dall’incertezza dell’atto stesso di leggere. A differenza di quella di Crab Apple, la fragilità di Larch non è associata ad un sentimento di vergogna; la sua rinuncia all’iniziativa deriva dall’anticipazione di fallimenti e non dall’apatia rassegnata di Wild Rose; il suo scoraggiamento è più radicale di quello di Gentian, occasionale e superabile. Infine la ripetitività di Larch è assai diversa da quella di Chestnut Bud, che non si associa a scoraggiamento, ma piuttosto ad una scarsa attitudine ad addentrarsi e apprendere dal presente.
Armonizzazione dello stato Larch
Il senso di inadeguatezza e di inferiorità è quasi connatale nell’essere umano che nasce in tale condizione e che vi permane per alcuni anni. Ciò comporta che sentirsi inadeguati e inferiori agli altri sia uno dei “dogmi” più diffusi nell’umanità.
Perché Larch esca dalla convinzione del proprio fallimento è necessaria l’attribuzione di un valore diverso alle proprie prove e ai propri tentativi. Prove e tentativi che devono sottrarsi dalla lente del confronto con gli altri.
Il passaggio da attuarsi in questi casi è particolarmente complesso e ha maggiori possibilità di esito positivo se segue le procedure di un Counseling Floriterapeutico che completandosi alla NeuroRiflessoTerapia personalizzata costituisce un vero Counseling Olistico Umanistico.
DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
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