“In ultima analisi noi contiamo qualcosa solo in virtù dell’essenza che incarniamo e se non la realizziamo la vita è sprecata.”
– Carl Gustav Jung
Edward Bach nel Walhalla della Medicina
Il 24 settembre 1886 inizia a Moseley la vita di uno dei protagonisti più straordinari della storia della medicina contemporanea: Edward Bach, il fondatore della Floriterapia. Riteniamo che questo personaggio possa essere collocato in un immaginario Walhalla della Medicina di questi ultimi secoli. In esso lo facciamo idealmente risiedere accanto a luminari dello spessore di Samuel Hahnemann, Sigmund Freud, Carl Gustav Jung, Rudolf Steiner, Maria Montessori, Hans Heinrich Reckeweg e Reinhold Voll fondatori rispettivamente dell’Omeopatia, della Psicoanalisi, della Psicologia Analitica, dell’Antroposofia, di una nuova Pedagogia, dell’Omotossicologia e dell’ElettroAgopuntura. Con essi Edward Bach è accomunato da alcune fondamentali caratteristiche: un impegno costante nello studio e nella ricerca per il benessere dell’umanità, una personalità poliedrica, un pensiero originale e divergente, la capacità di aver provocato una poderosa spinta propulsiva verso orizzonti innovativi, ma solidamente radicati nella Tradizione. Sono questi alcuni degli elementi che lo rendono ai nostri occhi “egregio” nel senso più letterale e “Romano” del termine.
Edward Bach: padre Celtico della Floriterapia
Edward Bach nasce, dunque, in una cittadina inglese a circa tre miglia da Birmingham, ma la sua è una famiglia dalle robuste origini gallesi. L’appartenenza ad una terra celtica ha su di lui un influenza profondissima; essa viene continuamente riaffermata dallo stesso Bach sia attraverso l’esplicito amore per il Galles che lo porta a tornare molto spesso in questa regione, sia attraverso l’impostazione delle sue concezioni terapeutiche che saranno profondamente in sintonia con quelle della Medicina Tradizionale Celtica. Il suo amore per la natura si manifesta in giovane età, la sofferenza degli esseri umani o di qualsiasi altra creatura vivente lo toccano profondamente e gli stimolano un tale desiderio di poterla alleviare che decide sin da bambino di diventare medico. La grande capacità compassione e di immedesimazione nelle afflizioni altrui fece si che fosse amato da tutti quelli che lo conoscevano. Fin da ragazzo dimostra di possedere, inoltre, una grande chiarezza di idee, un’eccezionale determinazione nel perseguire i suoi obiettivi e la capacità di concentrarsi totalmente su qualunque cosa suscitasse il suo interesse. Il suo intuito, il suo idealismo, il suo amore per la bellezza e la sua bella voce lo rendevano un tipico figlio della mistica terra Gallese. Bach si laurea in medicina a Londra nel 1912. Si occupa, inizialmente, con ottimi risultati, di batteriologia ed immunologia. Si perfeziona, poi, in omeopatia e, lavorando tra il 1919 ed il 1922 presso l’Ospedale Omeopatico di Londra, mette a punto i cosiddetti “Sette Nosodi di Bach”. Molti sono i successi ed i riconoscimenti, ma ciononostante, nel 1928, abbandona onori e ricchezze, per mettersi alla ricerca di quella che lui chiama la “vera medicina”: una medicina ancor più dolce, naturale ed innocua che vada ad intervenire sulle emozioni e sui conflitti esistenziali del paziente, permettendogli di entrare in armonia con se stesso e con la sua “anima”. Grazie alle profonde conoscenze scientifiche ed alla raffinata sensibilità, girovagando per le campagne dell’Inghilterra e del Galles, individua i fiori, da cui trarre tali rimedi. Completato il suo lavoro, muore il 27 novembre del 1936, presso la casa “Mount Vernon”, attuale Centro Bach.
La Floriterapia di Bach
Edward Bach ci lascia, così, in eredità, unitamente ad un messaggio di semplicità, di profondità e di libertà, i 39 Rimedi Floreali, che, dopo più di 60 anni di uso, hanno dato grandi risultati e sono, ormai, molto conosciuti ed utilizzati. Si dà, quindi, il nome di “Floriterapia di Bach” a quest’insieme di 39 rimedi, di cui 36 sono preparati a partire da fiori silvestri della regione del Galles e dell’Inghilterra, uno dalla gemma dell’ippocastano, uno da una fonte gallese ed un’altro dalla mescolanza di 5 dei 36 fiori. Questi Floriterapici vengono prescritti ai pazienti sulla base dei suoi stati emozionali, sentimenti, pensieri e comportamenti negativi che si manifestano quando non egli agisce in armonia con il proprio sé. Essi possono agevolare l’armonizzazione delle emozioni e degli stati mentali negativi ma anche e soprattutto risultano essere attivatori, catalizzatori e promotori di un percorso di autoconoscenza, coscienza e consapevolezza. I rimedi per le loro caratteristiche di versatilità e flessibilità sono inseribili nell’ambito di indirizzi psicoterapeutici di qualsiasi tipo ed orientamento, sono compatibili con tutte le modalità d’intervento farmacologico (sia allopatico che naturale) e sono sinergici con qualsiasi tipo di tecnica terapeutica naturale.
Edward Bach, medico e psicologo umanista
Dagli scritti di Edward Bach si possono evidenziare i tratti autentici del suo pensiero, le linee guida della sua etica ed i principi informatori del suo metodo; sono proprio gli aspetti di “rottura” delle sue concezioni a fare immediatamente breccia nel lettore. In effetti Bach fu un rivoluzionario nelle sue opinioni ed un anticonformista nel suo comportamento. In primo luogo colpisce la coerenza intellettuale utilizzata per ridefinire lo stato di salute e malattia ed il loro dinamico e continuo rapporto, e colpisce anche la sua appassionata ricerca e dedizione per individuare un criterio semplice ed efficace di cura. Semplice, nel senso di accessibile a tutti, ma non semplicistico, in quanto presuppone un’articolata idea dell’essere umano, del suo scopo e della sua sofferenza. In secondo luogo è da sottolineare la sua fondamentale idea che ogni individuo ha la possibilità di riconoscere e valorizzare le sue risorse per un percorso di autocura, allargando il proprio campo di consapevolezza. Pensiero questo non delegante e tutto teso a sottolineare la responsabilità personale negli accadimenti dell’esistenza e le potenzialità della natura dell’uomo circa il proprio destino. Date queste premesse, risulta inevitabile per Bach il ritenere parziale e insufficiente quel modello interpretativo materialistico che la medicina accademica, allora come oggi, impiega per decodificare la malattia. A tal proposito così si esprime: “Per molti secoli, la natura reale della malattia è stata mascherata dal materialismo, così è stata data alla malattia stessa ogni opportunità di estendere i suoi danni, dal momento che non è stata aggredita alla sua origine.” Compito di ciascuno sarà, invece, ricercare in se stessi la vera causa della propria malattia e contribuire così alla propria guarigione e l’opera di Bach rappresenta una guida per questa ricerca. Il suo metodo tenderà alla trasformazione degli ostacoli attraverso l’aiuto ad accettare le proprie parti in ombra, la fornitura di quella qualità energetica-emozionale di cui si ha bisogno, la risoluzione degli stati d’animo negativi. Non è la malattia ad opprimere la vera natura della persona, ma è il nascondimento della propria autentica essenza a creare le condizioni per il manifestarsi di quella malattia. Come detto, la malattia, alla sua origine, è immateriale e prodotto di forze attive per lungo tempo ed in profondità. Quali sono dunque queste forze? Per il dr. Bach si tratta di perturbazioni derivanti dal conflitto tra l’Anima o Sé superiore e la personalità, espressione della mente storica ed attuale. La malattia e la sofferenza pertanto, apparentemente crudeli, possono essere benefiche. Esse, se correttamente interpretata, ci guidano verso i nostri essenziali difetti e conflitti e saranno curate in modo adatto, se i difetti saranno trasformati in virtù, se i conflitti saranno compresi e quindi disinnescati. Viceversa, in coloro che comprendono e sono capaci di leggere il significato dei sintomi premonitori, la malattia può essere prevenuta prima della comparsa o eliminata precocemente con un lavoro spirituale e mentale adatto: ecco la straordinaria valenza, non solo curativa, ma anche preventiva, della Medicina di Bach.
Le origini della malattia secondo Edward Bach
Esistono dunque secondo Bach alcuni principi fondamentali per conoscere la natura della malattia. Il primo principio è che l’uomo ha un Anima (Soul) ovvero il suo Sé reale (Real Self). E’ l’Anima che dovrebbe guidare, ordinare, proteggere e incorporare la vita dell’uomo. L’Anima ci colloca nella situazione di vita più opportuna a questo fine. Il corpo (terza componente secondo Bach, insieme all’anima e alla mente, della struttura dell’umana) è invece da considerare come un cavallo utilizzato per un viaggio, uno strumento impiegato per un lavoro come la sede materiale dell’Anima; per questo esso va curato e rispettato come una sorta di tempio. Il conflitto sorge quando la personalità si distacca dalla via tracciata dall’Anima per l’interferenze altrui e/o autoprodotte. Questo conflitto è alla radice dell’infelicità e della malattia. Un altro “Grande Principio” sottolineato da Bach consiste nella comprensione dell’unità di tutte le cose. La separazione è impossibile, come è impossibile separare un raggio di sole dalla sua sorgente (principio olografico per cui tutto è uno). Ogni azione contro noi stessi o contro un altro colpisce il tutto. Un’imperfezione in una parte si riflette sul tutto. A questo proposito si può sottolineare la totale concordanza delle concezioni su esposte con le riflessioni di due grandi fisici del novecento. Einstein infatti aveva considerato spazio e tempo non come entità separate, bensì congiunte in un insieme più vasto, chiamato continuità spazio-tempo, e Bohm, molti anni dopo, riteneva che tutto nell’universo facesse parte di una continuità e che le cose fossero parte di un insieme indiviso, possedendo ciascuna le proprie qualità individuali. Per Bach dunque esistono due errori fondamentali da cui derivano il conflitto e quindi la malattia. Il primo è la dissociazione tra l’Anima e la propria personalità ed il secondo è la crudeltà o l’errore verso gli altri . Compaiono pertanto varie forme di malattia, che corrispondono ai vari tipi di azione aberrante contro l’unità.
Prendersi cura della persona con la Floriterapia di Bach
Bach, per l’individuazione dei 38 fiori del suo sistema segue la via della sua l’ispirazione e l’intuizione; l’osservazione clinica successiva gli servirà per la conferma o meno della scelta fatta. La giusta prescrizione dei rimedi nasce dall’osservazione attenta operata dal medico su ogni paziente: verranno presi in esame i suoi conflitti, le sue strategie relazionali, le sue vocazioni e propensioni inespresse ed irrealizzate, come egli vive la propria malattia, come questa diversità influisce sul decorso, la gravità e la durata della malattia stessa:“…nel trattamento di una qualsiasi patologia, la personalità dell’individuo (intendendo, con questo termine, il suo modo di vita, le sue opinioni, emozioni e sentimenti) gioca un ruolo più importante persino del corpo…” Il trattamento consiste dunque nel prendersi cura del malato, e non della malattia, occupandosi del suo “mentale”, delle caratteristiche comportamentali e temperamentali. Per il medico sarà necessario accompagnare il paziente per comprendere dove l’Anima ha interrotto il suo processo evolutivo, per sviluppare le qualità bloccate e/o rifiutate dalla personalità e per guarire il corpo. La guarigione implicherà un percorso di ricerca, conoscenza e transito dalla confusione alla chiarezza: in definitiva un allargamento del campo di coscienza consapevole. In definitiva il metodo floriterapeutico di Bach tende a determinare il passaggio da una medicina della malattia ad una medicina della salute con il parallelo transito dal come della malattia (patogenesi) al come della salute (salutogenesi) Attraverso l’intuizione, l’istinto e la coscienza si favorirà l’empowerment del soggetto, cioè il riconoscimento e la valorizzazione delle sue risorse, tese alla prevenzione ed alla cura della malattia, attraverso la scoperta, da parte sua, dell’”errore interiore” e la sua eliminazione attraverso lo sviluppo di una virtù opposta . L’operatività terapeutica sarà basata sul prendersi cura (to care), piuttosto che sul curare (to cure) e sul modello di illness (esperienza soggettiva di malattia) più che su quello di disease (malattia oggettiva). I fondamentali compiti che aspettano l’uomo, e che rendono la vita densa di significato, sono così riassunti dal dr. Bach: “dobbiamo guadagnare la libertà in modo assoluto e completo” “dobbiamo consolidare il nostro coraggio”. Lo straordinario messaggio del dr. Bach, tradotto alla luce del successivo percorso compiuto dalla conoscenza, nei 70 anni dalla sua morte, si può dunque così sintetizzare. Primo: nell’organismo vivente complesso il linguaggio è unico (molecole e segnali) e circola in una rete collegante tutti i sistemi emozionali, cognitivi e somatici. Secondo: gli eventi biologici e quelli psichici, o viceversa, non sono in un rapporto di causa ed effetto, bensì in un rapporto circolare. Terzo: una medicina che separa non può cogliere le relazioni dinamiche di questa complessità. Un‘ultima essenziale considerazione riguarda il raggiungimento della guarigione, non descrivibile in questo o quel meccanismo oggettivo, ma tutto riassumibile nell’esito di una procedura priva di ulteriori tensioni e sofferenze, una procedura dolce, di cui sembra abbia assoluta necessità l’essere umano del terzo millennio. Esito tutto condensabile nell’esperienza soggettiva, cinestesica ed esistenziale di:“mi sento nuovamente bene con me stesso” o più semplicemente “mi sento me stesso”.
Metodologia di preparazione e azione terapeutica dei Fiori di Bach
La metodologia di preparazione dei rimedi è tale per cui nel liquido assunto dal paziente rimangono poche molecole del fiore e quindi la Floriterapia di Bach nulla ha a che fare con la fitoterapia in cui gli effetti ed i meccanismi d’azione sono sostanzialmente attribuiti ai principi attivi biochimici ponderali estratti dalla pianta. Si può, quindi, a ragione, postulare che l’effetto sul sistema uomo e sugli altri sistemi viventi della Floriterapia (come pure l’effetto della Omeopatia) sia da ascrivere ad una informazione immateriale e “bio-logica” che è memorizzata e trasmessa dal solvente acqua . L’azione terapeutica dei rimedi floreali e anche degli omeopatici consisterebbe proprio in questo: l’apportare segnali “deboli” ed “ultra deboli” ma dotati di informazioni altamente specifiche e capaci di risuonare col sistema ricevente regolando ove c’è disregolazione ed attivando processi virtuosi ed evolutivi come più specificamente avviene con i Rimedi Floreali di Bach. Per ciascun rimedio Edward Bach fornisce una indicazione specifica frutto degli anni dedicati alla ricerca intuitiva, allo studio ed alla sperimentazione. Vediamone alcuni esempi: Centaury ( Centaurium Umbellatum ) che secondo Bach è indicato per coloro che sono “Soggetti garbati, silenziosi, miti, che sono estremamente ansiosi di servire altri. Essi abusano delle loro forze in questo intento. Il loro desiderio è così sviluppato che essi diventano più servitori che volenterosi aiutanti. La loro buona natura li porta a svolgere più della loro parte di lavoro e, così facendo, possono trascurare la propria particolare missione nella vita”.” Queste sono quindi quelle persone che non avendo un buon livello di autostima, e avendo bisogno della benevolenza altrui, hanno intrapreso uno stile di vita eccessivamente caratterizzato da una continua “captatio benevolentiae” da parte degli altri. Ciò li porta a essere eccessivamente servili e non ascoltare i propri bisogni. Centaury li aiuterà a consapevolizzare tutto questo, a ritrovare se stessi e a trasformare il patogeno servilismo in una virtuosa e sana generosità e disponibilità nei confronti degli altri. Il fiore Mimulus aiuta a ritrovare il coraggio alle persone continuamente paurose, Red chestnut è utile, ad esempio, per le madri eccessivamente apprensive e preoccupate per la sorte dei figli, Cerato è il rimedio per quelle persone che non sono in grado di prendere una decisione autonoma, Gentian è per il dubbio, la demoralizzazione e lo scoraggiamento, Mustard per (parole di Bach)“Quelli che sono soggetti a periodi di malinconia o anche di disperazione…. Potrebbe non essere possibile dare una ragione o spiegazione per questi attacchi….”, Impatiens per gli impazienti, Larch per chi si sente inferiore agli altri.
Attualità delle concezioni di Edward Bach e della Floriterapia
La Floriterapia e le concezioni del suo artefice Edward Bach sono oggi da annoverare tra i più validi interpreti della Medicina e Psicologia Umanistica e di un modello olistico e bio–psico-sociale applicato alla promozione della salute. Con esso si riafferma l’esigenza di una trasformazione per cui il paradigma di tipo meccanicistico, riduzionistico (che se mal interpretato è apportatore di una visione miope e parcellizzata della realtà) sia sostituito da quello olistico e bio-psico–sociale basato su un approccio sistemico alle questioni. E’ in atto, di conseguenza, un tentativo di affermare una visione dell’uomo più realistica e verosimile; si accertano e si precisano pertanto le intime connessioni tra le sue aree psicologiche, neurologiche, endocrine ed immunitarie, al punto tale che, forse, non ha più neanche molto senso ipotizzare una loro netta ripartizione. Siamo, infatti certi che, ad esempio, cellule che un tempo erano state classificate come nervose, svolgono anche funzioni endocrine e viceversa. L’essere umano non è, dunque, per nulla paragonabile ad una macchina costituita da vari pezzi assemblati e, quindi, separabili gli uni dagli altri. Come ci hanno sempre insegnato le Medicine Tradizionali Olistiche la persona è considerabile nella sua globalità ed interezza: è infatti un “olos” (parola greca traducibile con il concetto di “sistema globale”, da cui la denominazione di “medicina olistica” assegnato alle medicina naturale). L’individuo è, quindi, un sistema costituito da un’immensa quantità di variabili e di fattori; essi interagiscono tra loro attraverso una modalità reticolare costituita da una miriade di reciproche e multiple interconnessioni. Tutto il sistema si regola grazie a retroazioni (feed back) e condizionamenti che non avvengono in sequenza gerarchica, bensì in modo diffuso e multidirezionale. L’uomo è un sistema estremamente complesso, non solo per quanto appena detto, ma anche, perché è dinamico, plastico, ed evolutivo. È “dinamico“ poiché paragonabile al fluire di un fiume e, quindi, cambia il suo stato ininterrottamente. Ogni persona è, dunque, una entità organizzata con caratteristiche del tutto specifiche ed originali sin dal momento del concepimento e durante tutta la sua esistenza. La logiche e ragionevoli conseguenze di quanto detto si sostanziano in virtuose ripercussioni sul modo di concepire un percorso terapeutico: una delle caratteristiche basilari delle medicine olistiche e naturali è l’assoluta personalizzazione delle terapie. Esse, infatti, non pongono l’attenzione sul concetto astratto ed irreale di “ malattia”, ma sul vero oggetto e soggetto che è l’uomo malato, che soffre, che è a disagio o che ambisce “semplicemente” ad una più completa e compiuta realizzazione di sé e che, di volta in volta, si presenta come un’irripetibile unicità. La salute ed il benessere, non sono dunque identificabili con il concetto di “assenza di malattia” ma, come già detto, consistono, soprattutto, nel poter tradurre in realtà un iter esistenziale caratterizzato dalla realizzazione di se stessi attraverso un’evoluzione biologica, cognitiva, relazionale e spirituale. L’aspetto che riteniamo di gran lunga il più rimarchevole, interessante e ricco di prospettive tra quelli che scaturiscono dalla ottica olistico-sistemica, è che ogni individuo è considerato come e stimolato ad essere un soggetto attivamente e responsabilmente impegnato in prima persona nella costruzione e nella promozione del proprio stato di salute. Ciò non va frainteso con un deprecabile, presuntuoso e dannoso invito al “fai da te” diagnostico e terapeutico ma, come già detto, è da intendersi come un sano assumersi la responsabilità della propria salute con il fondamentale ausilio di una relazione terapeutica. Sulla base di questi presupposti muta profondamente la funzione del medico; egli, infatti, pur non perdendo di vista la sua responsabilità e le sue prerogative di esperto può e deve farsi promotore, attraverso la relazione terapeutica, dei processi di “empowerment” del paziente ed espletare quindi la funzione “agente di cambiamento”. “Empowerment” (dall’inglese “to empower” traducibile letteralmente con autorizzare, dare pieni poteri.) è un termine che indica, in questo contesto, la capacità di influire sul proprio organismo, sul proprio ambiente, sulla vita degli altri e sulla società secondo modalità che rafforzano la propria salute. Il termine designa, quindi, la possibilità degli individui, della collettività e delle istituzioni di conferire a se stessi il potere, il diritto e la responsabilità di adoperarsi per creare condizioni benefiche per la propria salute e quella degli altri; ciò vuol dire ricercare, riconoscere ed attivare le proprie risorse e quelle provenienti dall’ambiente esterno scegliendo in prima persona e non delegando ad altri. E’ ragguardevole e piacevole riscontrare quanto questo messaggio sia presente nel pensiero di Edward Bach; esso è chiaramente impresso nei titoli dei suoi principali scritti: “ Guarisci te stesso”, “Soffrite a causa di voi stessi”, “Libera te stesso”, e “Essere se stessi”; questi, infatti, risuonano come un preciso invito ad assumersi attivamente la responsabilità della propria salute e della propria esistenza. Quest’approccio medico sbarra inevitabilmente il passo alle multinazionali del farmaco di sintesi che dal dopoguerra a oggi hanno tentato e tentano in tutti i modi possibili di trasformare la salute in uno dei mercati più lucrosi dove imporre i loro prodotti costosi, inquinanti, intossicanti, soppressori dei naturali processi biologici e addormentatori delle coscienze.