Nel momento stesso in cui in cui si crea lo zigote nasce un nuovo seme, un nuovo universo comincia a espandersi, inizia un percorso complesso dagli sviluppi imprevedibili e dalle potenzialità se non infinite, quanto meno molteplici. Ci troviamo di fronte ad una esistenza nuova; essa ha la meravigliosa caratteristica della unicità e della inclassificabilità: nessun bambino è un bambino qualunque e nessun bambino dovrà diventare in uomo qualunque. Occorre, quindi, che questo seme (sin dal momento stesso del concepimento) venga accolto in un terreno che gli permetta, come afferma il pediatra e psicoanalista Donald Winnicot, “…di realizzare il suo sviluppo personale in conformità con le sue tendenze innate…”, di “essere e liberare sé stesso” come direbbe il creatore della Floriterapia di Edward Bach, di ricercare e trovare “il significato della propria esistenza “ come ci indica lo psichiatra, filosofo e psicoterapeuta viennese Victor Frankl fondatore della Analisi esistenziale.
Il terreno di crescita, sviluppo ed evoluzione è dato dall’ambiente in cui il bambino si inserisce. Pur essendo senz’altro vero che lo maturazione del bambino non è il risultato passivo di stimoli provenienti dall’esterno, è, per altro, reale che la società in cui il fanciullo si inserisce ha il dovere, il diritto e l’interesse nel fornire gli ingredienti più idonei possibile a favorire il processo di individuazione ed evoluzione. La coppia genitoriale in primissimo luogo, la famiglia nel senso più allargato del termine, le istituzioni preposte all’educazione e alla formazione, gli operatori della salute sono chiamati a questa difficile impresa ma allo stesso tempo naturale e connaturata. Sono due le metafore che credo opportuno utilizzare: se all’inizio il bambino è un seme che deve crescere, dobbiamo auspicare che chi si occupa di lui (in particolare i genitori ) si comportino come coltivatori amorosi, attenti, competenti, presenti e nutritivi ma disposti a spogliarsi e a liberarsi di ogni aspettativa pregiudiziale rispetto alle modalità, ai tempi, alle caratteristiche del raccolto; ma, soprattutto, coltivatori veramente preparati a non rivendicare nessun diritto di proprietà e di usufrutto di quel raccolto. Lo scrittore e poeta Kalhil Gibran nel suo libro “Il profeta” ci ammonisce dolcemente dicendo “I vostri figli non sono i vostri figli. Essi sono i figli e le figlie della smania della vita per se stessa …voi potete dar loro il vostro amore, ma non i vostri pensieri, poiché essi hanno i propri pensieri.”
Se è vero che alla nascita il bambino comincia un percorso, chi si occupa di lui (e ribadisco in particolare i genitori) dovrebbe aiutarlo a costruire (senza interferire sui modi, sui tempi e sulle scelte sostanziali) una nave adatta al viaggio; sarebbe opportuno che poi essi agissero come un porto sicuro ed organizzato che, pur fornendo autorevolmente regole certe, coerenti ed utili, lasci libertà di navigazione e di rotta e che sia lì presente e pronto ad ascoltare ed a condividere le eventuali difficoltà del natante e disposto a soccorrere semmai ce ne fosse bisogno.
Sono numerosi gli ingredienti utili a portare avanti questo compito: alla base di tutto c’è un concepimento della nuova vita genuinamente desiderato, operato da coniugi che si amano e che siano il più possibile consapevoli della propria storia individuale, di coppia e del significato che assume per loro il progetto della procreazione.
Un genitore consapevole del proprie caratteristiche personali, delle proprie risorse, del proprio stile, dei propri limiti, sarà disposto a valorizzarsi ed ad accettarsi; sarà, quindi, un genitore che potrà essere se stesso nel modo più genuino e migliore possibile; il bambino è, infatti, dotato di grande sensibilità e capacità di intuito e quindi tutto ciò che gli risuona come falso, artificioso e forzato provoca in lui avvilimento, sfiducia, senso di precarietà e pertanto paura. Un tale genitore, se in difficoltà, piuttosto che chiudersi autarchicamente nella sua ferita narcisistica e piuttosto che sprofondare nella dolorosa, paralizzante e soffocante palude del senso di colpa e di inadeguatezza consapevolizzerà, accetterà ed integrerà la propria imperfezione; riuscirà, per esempio, ad attuare una profittevole condivisione delle proprie difficoltà con il partner, con la famiglia, con gli amici e con gli operatori della salute.
Un altra importantissima risorsa è il tempo: occorre ribadire con fermezza che ogni ricetta deve assolutamente prevedere questo basilare ingrediente sia nella sua accezione di quantità (Chronos), ma, soprattutto nel suo aspetto qualitativo di opportunità, di tempestività e di risonanza emozionale (Kairos). Una società sempre meno disponibile ed impossibilitata a dedicare tempo ai propri bambini (come ormai avviene nell’Italia contemporanea) appare destinata ad un declino lento, inesorabile ma, anche, subdolo in quanto offuscato dai fittizi successi in campo tecnologico e reddituale.
DOTT. MICHELE IANNELLI
Medico, Specialista in Psicologia Clinica, Esperto in Neuroriflessoterapia Personalizzata (Medicina Punti Dolorosi), Psicoterapeuta, Omeopata, Floriterapeuta e Trainer di Camminata Metabolica.
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